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Metodo o pedagogia?

23 Nov 2011 / in News

Quello che in Italia è noto come metodo Kodály è il frutto di una decennale opera di riforma dell’educazione musicale che avvenne in Ungheria nella prima metà del Novecento, ad opera del compositore, etnomusicologo e pedagogo Zoltán Kodály e di molti dei suoi colleghi. Successivamente, al di fuori dei confini ungheresi, la sempre più apprezzata opera pedagogica di Kodály ha preso il nome di metodo.

Per una maggiore correttezza e fedeltà a quello che mi hanno insegnato i professori ungheresi chiamerò metodo l’insieme degli strumenti che realizzano al meglio i concetti al centro del pensiero di Kodály.

Punto di partenza dell’opera pedagogica di Kodály è la convinzione che la musica debba essere posta al centro dell’educazione di tutti gli uomini, come nutrimento spirituale ed intellettuale, unico ed insostituibile, in quanto illumina il nostro mondo interiore, lo aiuta a fiorire e a crescere.

Voglio citare alcune frasi pronunciate da Kodály in occasione di convegli e conferenze, esemplari nel delineare il suo pensiero:

  • “I believe that music makes mankind better” (in “Music education, human education”, Stanford, 1966).
  • “Music is a spiritual food, and cannot be substituted by anything else. There is no complete spiritual life without music. There are region of the soul which can be illuminated only by music” (in “Literary and Debating Society”, 1944).
  • “True art is one of the most powerful forces in the rise of mankind and he who renders it accessible to as many people as possible is a benefactor of the humanity” (in “Who is a good musician?”, 1953) ( Questa  frase è una delle mie preferite, ricordo ancora come mi colpì quando la trovai scritta  la prima volta anni fa sulla brochure illustrativa dell’Istituto Kodály di Kecskemét).

Per tornare alla missione della musica nella società, Kodály sottolinea a parole, ma soprattutto con i fatti, come l’educazione musicale non possa essere lasciata al caso, e come la scuola debba provvedervi. Così prende forma l’idea di rendere generale l’alfabetizzazione musicale attraverso le scuole, il che significa allo stesso tempo formare il pubblico che andrà ad assistere ai concerti. Sono infatti tre i fronti su cui l’educazione musicale deve operare:

  1. l’audience
  2. gli insegnanti di musica
  3. i musicisti professionisti.

“The elementary schools will fulfill their purpose when they teach not only how to read, but also how to distinguish between good music and bad music”.

La voce è lo strumento più adatto a questa “missione”, essendo universalmente diffuso, ed il canto è  il modo più  efficace ed anche economico di sviluppare il linguaggio ed il pensiero musicali, e quindi per creare una cultura musicale, innalzare il livello del gusto musicale e rendere accessibili a tutti i capolavori della letteratura musicale.

Music is an organic part of human culture…is a part of a universal culture, must belong to everyone” (“With school music education for universal music culture”, 1966).

Vi lascio con questo emozionante video, che più di ogni altra parola dimostra come Kodály sia riuscito a realizzare il  suo sogno.